Perché fare attività fisica in gravidanza

Ad oggi, meno del 15% delle donne che affrontano una gravidanza raggiungono il dosaggio minimo di esercizio fisico settimanale consigliato, nonostante numerosi studi scientifici e Linee Guida internazionali ribadiscano da tempo l’importanza e l’efficacia di questo strumento sia a livello preventivo che terapeutico per ridurre le complicazioni relative alla gestazione e ottimizzare la salute del feto e della madre. 

Precisiamo fin da subito che sono stati ampiamente analizzati anche gli eventuali rischi correlati all’attività fisica, stabilendo delle chiare controindicazioni assolute e relative. Possiamo quindi affermare con certezza di avere a disposizione informazioni e dati di elevata qualità per poter proporre esercizio in sicurezza ad ogni gestante!

Tuttavia, come sottolineato in principio, persiste tuttora una notevole riluttanza e diffidenza nell’approccio all’attività fisica in questo periodo sia da parte delle donne interessate, sia da parte di alcuni - forse troppi - clinici che accompagnano la donna in questo periodo. Spesso viene consigliato un eccessivo riposo, di astenersi il prima possibile dall’attività lavorativa e infine di modificare anche le proprie attività quotidiane di base, ma quello che andrebbe sottolineato sono invece i rischi correlati al NON dare continuità o al NON praticare attività fisica sufficiente durante una gravidanza. 

Si pensi che negli ultimi 30 anni, si è assistito ad un drammatico aumento del numero di complicazioni - quali diabete gestazionale, preeclampsia, ipertensione gestazionale e macrosomia fetale - come probabile conseguenza dell’aumento percentuale dell’obesità materna in gestazione. 

I principali motivi che frenano la donna dall’intraprendere qualsiasi forma di esercizio durante le gravidanza sono l’aumento del peso dovuto alla crescita del feto, la mancanza di tempo - spesso correlata ad una routine lavorativa impegnativa - e preoccupazioni riguardo gli effetti dell'esercizio sul feto, ma in merito a quest’ultimo aspetto, ribadiamo ulteriormente ciò che emerge da un importante studio pubblicato nell’agosto 2018 sul British Medical Journal (https://bjsm.bmj.com/content/53/2/99.long) che ha contributo alla stesure delle “Linee Guida canadesi per l’attività fisica in gravidanza” nel 2019 (https://bjsm.bmj.com/content/52/21/1339.long):

l’esercizio fisico “prenatale”  NON è in alcun modo correlato a 

  • aborto, morte peri-natale o post-partum;
  • parto pre-termine;
  • rottura precoce delle membrane;
  • ipoglicemia neonatale;
  • basso peso del nascituro;
  • malformazioni del neonato;
  • induzione o durata del travaglio;
  • complicazioni del parto;
  • necessità di parto cesareo o utilizzo di dispositivi per assistenza al parto;
  • infortuni, fatica, traumi muscolo-scheletrici;
  • danni alla madre (es: ferite vaginali);
  • diastasi del retto addominale. 

Lo studio nasce dall’esigenza di implementare le strategie per ridurre la necessità di ricorrere ad un parto cesareo, procedura che viene sempre più spesso utilizzata e che ad oggi coinvolge il 15%  delle nascite a livello mondiale. Rispetto al parto naturale, quello cesareo si associa ad un maggior rischio di effetti avversi per la madre e per il feto, recupero post-partum più lento e maggiori costi per il sistema sanitario. 

Non solo l’esercizio pre-natale sembra rappresentare una valida opzione preventiva per ridurre il rischio di parto cesareo ma è stato dimostrato che riduce del 24% le possibilità di dover utilizzare dispositivi strumentali per assistere il parto (es: forcipe o ventose).

Se le precedenti affermazioni ancora non vi hanno convinto a rivolgervi ad un professionista esperto per farvi consigliare come cominciare o continuare l’attività fisica durante la gravidanza, riportiamo anche alcuni dati relativi ai benefici dell’esercizio pre-natale, che emergono dalle Linee Guida, già citate: 

  • riduzione del 38% del rischio di diabete mellito gestazionale;
  • riduzione del 39% del rischio di preeclampsia;
  • riduzione del 39% del rischio di ipertensione gestazionale;
  • riduzione del 67% del rischio di depressione pre-natale;
  • riduzione del 39% del rischio di macrosomia fetale;

oltre alla non meno importante riduzione del rischio di incontinenza urinaria, di dolore lombo-pelvico o di eccessivo peso gestazionale!

 

Quindi, come procedere?

Affidarsi a professionisti esperti (ginecologo, ostetrica, fisioterapista), i quali, in seguito ad un’attenta valutazione delle controindicazioni assolute e relative all’attività fisica, si confronteranno e procederanno a formulare un’adeguata proposta di esercizio fisico, basandosi principalmente sull’esame clinico-anamnestico, sulle preferenze e comfort della donna interessata, oltre che sugli obiettivi di prevenzione/trattamento.

 

Chi?

Tutte le donne - salvo controindicazioni - dovrebbero fare esercizio fisico durante la gravidanza, soprattutto quelle che erano precedentemente inattive o in condizione di sovrappeso/obesità (BMI > 25 kg/m²). Fare attività fisica durante il primo trimestre non è associato ad un maggior rischio di aborto o anomalie congenite, anzi evitare di dedicarsi all’esercizio in questo periodo aumenta il rischio di complicazioni (diabete gestazionale, preeclampsia, ipertensione, eccessivo peso gestazionale e gravità di sintomi depressivi)!

 

Come e quanto?

Il dosaggio minimo consigliato è di 150 minuti di attività moderata a settimana, da accumulare in almeno 3 giorni diversi, sebbene sia consigliato mantenersi attivi ogni giorno. Con attività moderata si intende un allenamento durante il quale la donna riesca a sostenere una conversazione e la sua frequenza cardiaca non si attesti oltre il 40-60% del massimale. L’approccio all’attività fisica da parte delle gestanti precedentemente sedentarie andrà modulato progressivamente, cominciando con sessioni brevi ma frequenti. Tuttavia è stato confermato che maggiore sarà l’esercizio settimanale (frequenza, durata e volume), maggiori saranno i benefici associati!

 

Quale? 

Per avere benefici maggiori è consigliato praticare sia attività aerobica (es: nuoto, bici, cammino/corsa) che allenamenti di forza (es: sollevamento pesi, circuiti) ma può essere utile anche inserire yoga o esercizi di stretching dolce. Resta compito del fisioterapista esperto poter formulare la proposta terapeutica ottimale (supervisionata/assistita o in autonomia) per ogni gestante, confrontandosi con il medico che segue la gravidanza!

 

In conclusione, le attuali evidenze scientifiche attribuiscono all’esercizio pre-natale un ruolo fondamentale nella gestione della gravidanza, sia per i molteplici effetti preventivi che terapeutici. I rischi/benefici sono stati ampiamente studiati e ad oggi disponiamo di indicazioni chiare ed esaustive per poterlo proporre in sicurezza. Ogni donna che si appresta ad affrontare una gravidanza dovrebbe sentirsi incentivata a dedicare sufficiente tempo all’attività fisica poiché significa contribuire alla promozione della propria salute e di quella del feto. Auspichiamo che anche i colleghi facciano di queste raccomandazioni la propria guida nella pratica clinica.  

 

Bibliografia

Davenport MH, Ruchat S, Sobierajski F, et alImpact of prenatal exercise on maternal harms, labour and delivery outcomes: a systematic review and meta-analysisBritish Journal of Sports Medicine 2019;53:99-107.

Mottola MF, Davenport MH, Ruchat S, et al2019 Canadian guideline for physical activity throughout pregnancyBritish Journal of Sports Medicine 2018;52:1339-1346

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