Chinesiofobia o “paura del movimento”: come può influenzare il dolore, la disabilità e la qualità di vita nelle persone che soffrono di Dolore Cronico

A seguito di un episodio di dolore muscolo-scheletrico acuto, è stato dimostrato che molti fattori - fisici, biologici, cognitivi, comportamentali, sociali, occupazionali -  si associano ad una prognosi sfavorevole. Questo ha permesso di comprendere i motivi del persistere di sintomi e/o disabilità in alcune persone a distanza di molto tempo dall’episodio acuto, quindi anche a guarigione del tessuto avvenuta.

Tra i più importanti sono stati individuati i fattori psicologici negativi o maladattativi, come la paura.

In particolare, chi ha tendenza ad avere atteggiamenti catastrofici o fobici in relazione all’episodio di dolore acuto (es: “mi sono fatto male alla schiena, allora non alzerò mai più pesi da terra piegandomi in avanti ma solo facendo forza con le ginocchia”) avrà un maggiore rischio di sviluppare dolore cronico rispetto a chi non manifesta questa predisposizione. Queste persone reagiscono in maniere eccessiva in risposta a minacce reali o potenziali, sviluppando comportamenti di evitamento inappropriati (es: “non piegherò più la schiena perché temo di danneggiarla ulteriormente” o “non alzo pesi perché i tendini della spalla potrebbero lacerarsi”) con la convinzione errata di prevenire una nuova lesione o un infortunio. Questi comportamenti sono maladattativi e differiscono notevolmente dalle fisiologiche risposte di protezione e difesa che caratterizzano il primo periodo successivo ad un trauma.

L’esercizio e l’attività fisica sono strumenti molto efficaci nel ridurre il dolore cronico e la conseguente disabilità ma nelle persone che sviluppano sintomi persistenti si instaura una vera e propria PAURA DEL MOVIMENTO che a sua volta alimenta ulteriormente la durata dei sintomi. La CHINESIOFOBIA viene appunto definita come paura eccessiva, non motivata e debilitante di eseguire un movimento fisico, a causa dell’aumentata percezione di vulnerabilità nei confronti di una sensazione dolorosa o dopo un  trauma recente (es: “da quando mi sono fatto male al braccio 6 mesi fa ho smesso di portare le buste della spesa perché temo di sentire dolore o di fare ulteriori danni”).

La chinesiofobia è riscontrabile nel 50%-70% delle persone che presentano dolore cronico. 

Questi meccanismi possono scaturire con due diverse modalità: 

  • esperienza diretta di dolore (es: “ho provato ad allacciarmi le scarpe piegandomi in avanti  ma ho percepito nuovamente una sensazione di dolore alla schiena, quindi ho smesso di farlo”; 
  • informazioni/consigli ricevuti da altri (es: “la mia vicina mi ha raccontato che una volta le è venuto male al collo e da quel giorno non riesce più a muoverlo senza sentire male, così sto cercando di muoverlo il meno possibile anche io per non peggiorare” o “la pubblicità del farmaco che ho visto in tv afferma che i pesi si sollevano con le gambe e non con la schiena”).

Questa paura del movimento condiziona la modalità stessa con cui le persone eseguono un gesto, generando compensi o schemi motori viziati che comporteranno ulteriore  dolore disabilità. 

Maggiore sarà la paura nel muoversi, maggiore sarà il livello associato di disabilità e l’intensità/severità del dolore, mentre inferiore sarà la qualità della vita. Analogamente, è stato dimostrato che un elevato grado di chinesiofobia nella fase iniziale dei sintomi è un fattore predittivo per livelli più elevati di severità del dolore, disabilità e bassa qualità di vita a distanza di 6 mesi.  

 

CONSIDERAZIONI PERSONALI:

  • Per pazienti e non professionisti del settore:

Non attendete eccessivamente e passivamente la risoluzione dei vostri sintomi, nella maggior parte delle situazioni il corpo provvede autonomamente a ristabilire il proprio equilibrio, mentre spesso con le nostre scelte incentiviamo il fallimento di questo processo naturale. Se non sapete come procedere a seguito di un infortunio rivolgetevi a professionisti competenti che vi possano indicare la modalità più corretta ed efficace di affrontare il vostro percorso di guarigione. Attraverso il movimento è possibile innescare meccanismi di gestione del dolore cronico con conseguente miglioramento delle abilità e della qualità di vita. “Guarire significa agire, non è un evento passivo” cit. C. Myss

  • Per i professionisti e clinici del settore:

La valutazione/gestione della Chinesiofobia è una sfida per ogni clinico poiché rappresenta un ostacolo importante per quanto riguarda l’aderenza al percorso terapeutico dei pazienti con dolore cronico, ma allo stesso tempo, se individuata, diventa un rilevante fattore modificabile per migliorare dolore, disabilità e qualità della vita di queste persone. Ricordate che avete un'enorme responsabilità quando riferite ad un paziente che non può più fare un determinato movimento o attività perché state rischiando di innescare meccanismi di chinesiofobia. 

  

Role of kinesiophobia on pain, disability and quality of life in people suffering from chronic musculoskeletal pain: a systematic review.  Alejandro Luque-Suarez,  Javier Martinez-Calderon, Deborah Falla

Chinesiofobia